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SEFARAD: NON E' NECESSARIO PIEGARE LA VERITA' AL BUSINESS

Data: 2015-04-19
Autore: Gherush92 Committee for Human Rights e Accademia di Belle Arti di Brera

Per vendere qualche polpetta di animale sofferente si manipola uno dei più tristi e tragici momenti della storia degli Ebrei nell’Europa cristiana. Diciamo la verità, non fu una migrazione quella degli Ebrei dalla Spagna, come recita il programma del III Festival della storia e della cultura enogastronomica ebraica KOSHER A ROMA, quest’anno dal titolo ”Sefarad a Roma”, ma la cacciata e il massacro degli Ebrei voluti da Isabella di Castiglia con il suo Editto di Espulsione del 1492. Questo evento, ricordato nel digiuno di lutto del 9 del mese di Av, fu un inizio della Shoà, gli Ebrei cacciati dalla Spagna finirono nei ghetti da cui uscirono per andare a finire nei campi di sterminio. Per questo la Spagna ricevette il cherem, altro che Festival enogastronomico!
Come non fu una migrazione quella dei Mori e dei Rom che, nello stesso 1492, furono massacrati ed espulsi dalla Spagna, mentre si concludeva tragicamente il cosiddetto periodo d’oro. Non fu una migrazione nemmeno il genocidio degli Indiani d’America ad opera dei cristiani di Spagna e Portogallo che iniziò quello stesso anno.

Questo Editto, che qui riproduciamo integralmente e che va letto con attenzione, segna l’inizio della fine della Comunità Ebraica di Spagna, una delle più fiorenti di tutti i tempi, e della stessa Spagna, un paese che da allora non si è mai più ripreso e che sembra non aver fatto ancora i conti con questo feroce passato, come dimostra il processo in corso di beatificazione di Isabella di Castiglia che, riconosciuta per la sua santità di vita e la sua eroicità delle virtù, ha ottenuto il titolo di Serva di Dio ed attende di essere dichiarata beata.

Racconta Yosef Ha Kohen ne La valle del pianto (Emeq ha Bakha): "Uscirono tutti gli eserciti del Signore, gli esiliati di Gerusalemme che erano in Spagna, da quella terra maledetta, nel mese quinto dell'anno 5252, che è il 1492. Da lì si dispersero per i quattro estremi della terra. Uscirono dal porto di Cartagine sedici grandi navi piene di una mandria di uomini, nel venerdì 16 del mese di Av. Essi dovettero subire molte angosce, mali e pene e li maltrattarono molto i marinai di Genova. Venne meno il loro spirito durante il cammino, perché alcuni li ammazzarono per prendergli l’oro; altri li affogarono nel mare; altri morirono di peste e fame; altri furono scaraventati nudi in un'isola dal capitano; altri venduti come schiavi e come servi in Genova, la superba, e nei villaggi vicini, in quell'epoca funesta. E nel reame di Portogallo i figli e le figlie nostri sono stati trattati da schiavi."


EDITTO DI ESPULSIONE DALLA SPAGNA DEL 1492

Don Ferdinando e Dona Isabel, por la gracia de Dios, Rey y Reina de Castilla, de León, de Aragon, de Sicilia, de Granada, de Toledo, de Valencia, de Galicia, de Mallorca, de Sevilla, de Cerdena, de Corcega, de Muria, de Jahén, de los Argalves, de Algesiras, de Gibraltar, de las Islas de Canaria, conde e condesa de Barcelona e senores de Vizcaya, e de Molina, duques de Athenas y de Neopatria, condes de Ruisellón e de Cerdana, marqueses de Oristan y de Godano. Al principe don Juan, nostro figlio molto caro e molto amato, e agli infanti, prelati, duchi, marchesi, conti, maestri degli Ordini, priori, uomini ricchi, commendatori, governanti dei castelli e delle fortezze dei nostri regni e signorie; e ai consigli, potestà, governatori, ufficiali giudiziari, cavalieri, scudieri, ufficiali e uomini buoni della molto nobile e molto leale città di Toledo e delle altre città, villaggi e borghi del suo arcivescovato e degli altri arcivescovati e vescovati e diocesi dei detti nostri regni e signorie; e alle aljamas degli ebrei della detta città di Toledo e di tutte le dette città e villaggi e borghi del suo arcivescovato e di tutte le altre città e villaggi e borghi dei detti nostri regni e signorie, e a tutti gli ebrei e persone di questa stirpe, tanto uomini come donne, di qualsiasi età; e a tutte le altre persone, di qualsiasi legge, Stato, dignità, eccellenza e condizione, a chiunque il contenuto di questo atto lo riguardi o lo potrebbe riguardare in qualunque maniera, salute e grazie.

Ben sapete o dovete sapere che, poiché siamo stati informati che in questi nostri regni c'erano alcuni cattivi cristiani che giudeizzavano e apostatavano la nostra santa fede cattolica, e che ciò era causato dalla comunicazione degli ebrei con i cristiani, nelle Cortes che abbiamo fatto nella città di Toledo l'anno passato 1480, abbiamo comandato che i detti ebrei fossero segregati in tutte le città, villaggi e borghi dove vivevano, sperando che con la loro segregazione si sarebbe rimediato; e inoltre abbiamo fatto in modo e dato ordine che si facesse Inquisizione nei detti nostri regni, la quale, come sapete è oltre dodici anni che si è fatta e si fa, e per questo si sono trovati molti colpevoli, come è noto; e secondo quanto siamo stati informati dagli inquisitori e da molte altre persone religiose ecclesiastiche e secolari, consta e appare il grande danno che ai cristiani gli ha arrecato e gli arreca la partecipazione, conversazione e comunicazione che hanno tenuto e tengono gli ebrei, i quali è provato che cercano sempre, in tutte le maniere e per tutte le vie che gli sono possibili, di sovvertire e sottrarre dalla nostra santa fede cattolica i fedeli cristiani, e da questa allontanarli e attrarli al loro dannato credo e opinione, istruendoli nelle cerimonie e osservanze della loro legge, riunendosi con loro, dove gli si legge e gli si insegna quello che devono credere e osservare secondo la loro legge, cercando di circoncidere loro e i loro figli, dandogli libri da cui poter recitare le loro orazioni, e dichiarando i digiuni che devono digiunare, riunendosi con loro a leggere e a insegnargli le storie della loro legge, notificandogli le pasque prima della data, avvisandoli di ciò che in quei giorni devono osservare e fare, dandogli e portandogli dalle loro case il pane non lievitato e carni [di animali] morte secondo le cerimonie, istruendoli sulle cose dalle quali si devono allontanare, così come nel cibarsi e nelle altre cose, in osservanza alla loro legge, persuadendoli come possono che conservino e osservino la legge di Mosè, dandogli ad intendere che non c'è altra legge ne verità salvo quella; questo tutto consta da molte dicerie e confessioni, tanto degli stessi ebrei, come di quelli che furono da loro corrotti e ingannati; il che ha arrecato gran danno, detrimento e ignominia alla nostra fede cattolica.

E poiché è successo che da molte parti di questo siamo stati informati prima di ora, e abbiamo riconosciuto che il vero rimedio a tutti questi danni e inconvenienti era nell'impedire completamente la comunicazione dei detti ebrei con i cristiani e cacciarli da tutti i nostri regni e signorie, abbiamo voluto provare con l'ordine di espellerli da tutte le città e villaggi e borghi dell'Andalusia, dove sembrava che avevano fatto il maggior danno, confidando che ciò sarebbe bastato affinché gli altri delle altre città e villaggi e borghi dei nostri regni e signorie cessassero di fare e commettere quanto sopra detto; e poiché siamo stati informati che né questo, né le giustizie che si sono fatte in alcuni di questi ebrei, i quali sono stati trovati molto colpevoli in alcuni dei crimini e delitti contro la nostra santa fede cattolica, non bastano per rimediare per intero, per ovviare e rimediare affinché cessi tanto grande obbrobrio e offesa alla fede e alla religione cristiana, poiché ogni giorno accade e sembra che i detti ebrei perseverano nel continuare il loro cattivo e dannato proposito, dove vivono e tengono conversazioni, e affinché non ci sia più possibilità di offendere la nostra santa fede, tanto per quelli che Dio ha voluto conservare fino ad ora, come in quelli che caddero e si corressero e si ricondussero alla Santa Madre Chiesa, il che, data la debolezza della nostra umanità e astuzia e suggestione diabolica, che continuamente ci tenta, potrebbe succedere se la causa principale di questo non viene stroncata, che è cacciare i detti ebrei dai nostri regni e poiché quando un grave e detestabile crimine è commesso da qualcuno di qualche collegio e università, ciò è motivo affinché siano sciolti, dispersi e annichiliti e i minori per i maggiori e gli uni per gli altri vengono puniti, e quelli che attentano all'onesto e buon vivere delle città e villaggi e per contagio possono dannare gli altri siano espulsi dalle città, e anche per altre più lievi cause, che siano in danno della cosa pubblica, tanto più per i maggiori dei crimini e più pericoloso e contagioso, come lo è questo.
Pertanto noi, con il consiglio e parere di alcuni prelati e grandi e cavalieri dei nostri regni e di altre persone di scienza e coscienza del nostro consiglio, avendoci pensato molto, siamo d'accordo nel comandare l'uscita di tutti gli ebrei ed ebree dai nostri regni e signorie, e che giammai tornino né facciano ritorno in essi né in nessuno di essi. E su questo comandiamo che venga reso noto questo nostro editto: per mezzo del quale comandiamo a tutti gli ebrei ed ebree, di qualsiasi età, che vivono e abitano e stiano nei detti nostri regni e signorie, tanto quelli che vi sono nati come quelli che non vi sono nati, che in qualsiasi maniera e per qualunque causa siano venuti e ci stiano, che fino al mese di luglio prossimo che viene in questo presente anno, escano tutti dai detti nostri regni e signorie, con i loro figli e figlie e domestici e domestiche e familiari ebrei, tanto grandi come piccoli, di qualsiasi età che siano, e che non osino ritornare, né di rimanerci in nessuna parte, né per viverci né di passaggio, né in alcuna altra maniera, sotto la pena che, se così non fanno e compiono, e fossero trovati dentro i nostri detti regni e signorie o in qualsiasi modo vi ritornano, incorrono nella pena di morte e confisca di tutti i loro beni per la nostra Camara e Fisco, e incorrano in queste pene per questo stesso fatto e detto, senza altro processo, sentenza, né dichiarazione. E comandiamo e imponiamo che nessuno né alcuna persona dei detti nostri regni, di qualsiasi stato, condizione o dignità che sia, osino ricevere, né dar rifugio, né accogliere, né proteggere, né tenere pubblicamente e segretamente, né ebreo né ebrea, passato il detto termine di luglio in avanti, per sempre, nelle loro terre, nelle loro case, né in nessuna altra parte dei detti nostri regni e signorie, sotto la pena della perdita di tutti i loro beni, feudi e fortezze e altri averi e di perdere inoltre qualsiasi mercede che gli spetta, a favore della nostra Camara e Fisco.

E affinché i detti ebrei ed ebree possano, durante il detto tempo fino alla fine del detto mese di luglio, disporre di se e dei loro beni e attività, con la presente li prendiamo e riceviamo sotto la sicurezza e protezione reale, e proteggiamo loro e tutti i loro beni, affinché durante il detto tempo, fino al detto giorno del detto mese di luglio, possano girare e stare sicuri e possano vendere, scambiare e cedere tutti i loro beni, mobili e immobili, e disporre di essi liberamente secondo la loro volontà; e che durante il detto tempo non sia fatto alcun male, né danno, né alcuna ingiustizia, sulle loro persone, né sui loro beni contro giustizia, sotto le pene in cui cadono e incorrono coloro che infrangono la nostra protezione reale; e allo stesso tempo diamo licenza e facoltà ai detti ebrei ed ebree che possono portare fuori dai nostri regni e signorie i loro beni e averi, per mare e per terra, con tanto che non portino via oro, né argento, né moneta coniata, né le altre cose vietate dalla legge dei nostri regni, salvo merci, che non siano cose vietate o scambi. E inoltre ordiniamo a tutti i consigli, i tribunali, funzionari, cavalieri, scudieri, ufficiali e uomini buoni delle dette città e villaggi e borghi dei nostri regni e signorie, e a tutti i nostri vassalli, sudditi e loro parenti, di osservare e compiere e facciano osservare e compiere questa nostra disposizione e tutto ciò in essa contenuto, e diano aiuto e facciano tutto il possibile che per questo si renda necessario, sotto la pena della nostra mercede e della confisca di tutti i beni e attività per la nostra Camara e Fisco.

E poiché questo possa essere reso noto a tutti e nessuno possa vantare ignoranza, ordiniamo che questo nostro editto venga bandito per le piazze e mercati e altri posti d'usanza in queste dette città, villaggi e borghi, da un banditore e davanti a uno scrivano pubblico. E né gli uni né gli altri non facciate né fate nient'altro, in nessuna maniera, sotto la pena della nostra mercede e della perdita dei loro incarichi e confisca dei beni di ognuno che farà il contrario. E in più comandiamo all'uomo che renderà a voi noto questo editto che vi citi a comparire davanti a noi in questa nostra corte, qualunque sia il posto dove staremo dal giorno in cui siete citati fino a quindici giorni dopo sotto la detta pena sotto la quale comandiamo a qualsiasi scrivano pubblico, che per questo è stato chiamato, che dia testimonianza, firmata con la sua firma affinché noi possiamo sapere in che modo si compie questo nostro mandato. Dato nella nostra città di Granada, al xxxr del mese di marzo anno della nascita di Nostro Salvatore Gesù Cristo, míllequattrocentonovantadue.
Io il Re, lo la Regina, lo Juan de Coloma, segretario del Re e della Regina nostri signori, l'ho fatto scrivere dietro loro mandato.

(Dal libro “Maledetta Isabella maledetto Colombo. Gli Ebrei, gli Indiani, l’evangelizzazione come sterminio.”)

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