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SPRECO NECESSARIO ?

Kohelet 1, 2

Data: 2012-03-04
Autore: Gherush92

Sono in atto campagne contro lo spreco di cibo, acqua ed energia lanciate dalla UE e da altri organismi e diverse iniziative sono state messe a punto con l’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari da parte di università ed enti assistenziali. Ma, le proposte che mirano a contenere lo spreco con programmi surrettizi, come la beneficenza, senza scalfire il modello economico, sono solo indicazioni demagogiche e poco più che palliativi, che non interessano alcuna fase del ciclo di produzione, né il mercato.

E’ necessario fare una distinzione fra prodotti, scarti, rifiuti e spreco. I prodotti sono beni o servizi che il consumatore acquista o utilizza per soddisfare delle necessità. Scarti sono oggetti e materiale eliminato durante il processo di produzione in seguito ad una cernita effettuata per i più diversi motivi; la produzione standardizzata, ad esempio, implica sfridi, ovvero materiale di scarto di lavorazione. Rifiuti sono il prodotto finale del processo, gli avanzi delle più svariate attività dell’uomo. La differenza fra prodotto, scarto e rifiuto non è sostanziale se consideriamo il processo economico solo come processo di trasformazione della materia; ma, mentre i prodotti producono benessere, rifiuti e scarti per produrre benessere devono essere riciclati impiegando nuove risorse.

Lo spreco - sia individuale che collettivo, sia del consumatore che del produttore - non è, come i prodotti, i rifiuti e gli scarti, un output del processo ma una caratterista dell’attuale sistema economico. Lo spreco, inteso come produzione scriteriata, o inutile, o come un’attività che non produce valore, in realtà, non esiste, è un’invenzione; si dovrebbe parlare, piuttosto, di eccesso di consumi ed eccesso di produzione che sono conseguenze inevitabili del sistema neoclassico, tanto è vero che nei paesi occidentali, oltre un terzo del consumo alimentare viene buttato nella pattumiera e, così, una gran quantità di prodotti industriali obsoleti rimangono inutilizzati e sono destinati ai rifiuti. Questa enorme quantità di cibo e di prodotti inutilizzati è necessaria, visto che serve per l’ottimizzazione del processo, che è un vantaggio sia per il produttore che per il consumatore. Se in un ristorante si vuole garantire un menù variegato bisogna preparare una maggiore quantità di cibo di quella che bisogna preparare con un menù fisso. Quella quantità è necessaria e il prezzo finale terrà conto del cibo non consumato, che, essendo già pagato, non è spreco. Statistiche, regole di mercato, sondaggi potranno proporzionare domanda ed offerta, ma quest’ultima, sarà superiore per corrispondere al necessario.

Qualcuno sostiene che lo spreco è un vero e proprio valore aggiunto del mercato: noi dobbiamo vendere, vendere, vendere e comprare, comprare, comprare, indebitandoci, altrimenti il sistema economico non cresce, si ferma. L’eccesso di produzione è, quindi, un valore necessario affinché i prodotti arrivino sugli scaffali in immense quantità per coprire la domanda dei consumatori. La domanda è crescente per assicurare il funzionamento del sistema e la crescita economica, la merce è sovrabbondante per assicurare adeguata qualità e quantità dei prodotti a tutti, anche a chi non compra, in ogni momento. Con modelli, colori, tipi, case produttrici, la merce sovrabbondante è continuamente selezionata in funzione dei nuovi requisiti normativi, sanitari, di qualità, gusto, moda, tecnologia. Insomma, è necessario produrre quel surplus che viene chiamato spreco, ma che non è altro che una caratteristica, vitale, del processo economico neoclassico.

Non si deve ridurre l’economia ad un questione di assistenzialismo moralistico, infantile e ridicolo come fa chi giudica lo spreco un male assoluto. Dal punto di vista dei sostenitori del modello economico neoclassico lo spreco è un valore positivo perché è garanzia di ricchezza e benessere ed assicura il funzionamento del sistema, il quale gira proprio grazie all’accumulo di sovrabbondanti quantità di prodotti. Ciò implica un’enorme produzione di scarti e rifiuti che qualcuno, per attribuire un valore morale negativo, ha deciso di chiamare spreco.

Non è lo spreco il vero difetto del sistema economico neoclassico, bensì la coercizione al consumo e alla produzione, in una società che non tiene conto della limitatezza e della scarsità delle risorse e delle regole per la loro gestione.


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