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LIBERAMENTE TRATTO DA ISAAC BASHEVIS SINGER

Una risposta a Veronesi

Data: 2011-07-10
Autore: Gherush92

La mucca, insieme alla sua amica la gallina, è stanca sotto il peso dei suoi tristi pensieri … da generazioni conosco ogni aspetto della vita e della morte: prima viene la vita; della libertà so gustare ogni momento, ma della cattività conosco i tristi particolari del vivere ammassati in spazi angusti, senza luce e nella puzza di sterco, delle notti insonni nelle quali senza sosta ci tenete svegli, delle riproduzioni che ci inducete forzatamente, delle castrazioni che ci infliggete, dei nostri piccoli che ci allontanate prematuramente, delle torture che ci imponete per ingrassarci e dei digiuni; delle medicine che ci somministrate per farci crescere in pochi giorni, delle manipolazioni a cui ci sottoponete; delle mutilazioni preventive e senza anestesie delle nostre corna o di altre parti; del massacro dei nostri figli che considerati “esuberi”, uccisi in massa con metodi aberranti; dello stato di pazzia che ci provocate per il dolore e l’umiliazione che proviamo nel vivere con il solo scopo di venire ammazzati; delle ferite, piaghe e malattie indotte dai vostri metodi crudeli; della condizioni brutali di trasporto; della macellazione precoce dei nostri figli...

... La mucca è stanca sotto il peso dei tristi pensieri.

La mucca sa che, intanto, lo scienziato, per ridurre i costi ed allargare i profitti, ammassa le bestie da macello.

La mucca sa che, intanto, il rabbino, è costretto ad accettare quel posto, ma i suoi capelli si sono fatti bianchi, il suo volto grigio, il corpo dimagrito, le spalle curve sotto il peso delle morti innocenti, di quel recidere rapido le gole, di quel sangue che esce a fiotti. Chino fra i suoi pensieri, cerca una via di uscita ma non trova altro che solitudine e disperazione. Non mangia più carne né pesce, è nauseato dall’odore del sangue e dal ricordo di quegli occhi che cercavano la vita, è nauseato dai suoi stessi pensieri. La mucca sa che il rabbino si arrabbia con il Padreterno per avere creato un mondo assetato di sangue di bestie innocenti. Persino la gazzella che muore per bocca del leone non ha sorte diversa.

La mucca sa che, intanto, lo scienziato per ridurre i costi ed allargare i profitti, ammassa, ingrassa e tortura le bestie da macello. Riduce gli spazi e la qualità di aria, acqua e cibo; costringe alla riproduzione artificiale; concepisce cibo alterato, seleziona e manipola i piccoli.

La mucca sa che, intanto, il rabbino, è consapevole che la "shechità" è il suo mestiere, ne conosce ogni aspetto, il punto di vista degli animali, le responsabilità e l’obbligo di non infliggere dolore inutile; egli ripete a memoria le prescrizioni, più analizza, indaga ed approfondisce, più il suo lavoro si fa aberrante: come uccidere animali innocenti? Perché proprio io? Che differenza se io o un altro? I suoi ragionamenti sono profondi, limpidi ed esasperati, conducono a risposte definitive che rasentano alienazione e follia. Solo la pazzia, forse, lo può tirare fuori da questi dilemmi.

La mucca sa che lo scienziato, intanto, per ridurre i costi ed allargare i profitti, ammassa, ingrassa e tortura le bestie da macello. Riduce gli spazi e la qualità di aria, acqua e cibo; costringe alla riproduzione artificiale; concepisce cibo alterato, seleziona e manipola i piccoli, progetta piaghe e ferite sui corpi oppressi, progetta e realizza mezzi per il trasporto, costruisce macelli e misura, pesa, conta, calcola…

La mucca è molto stanca sotto il peso dei tristi pensieri. Bisogna pur vivere e bisogna pur morire … ma prima viene la vita … muoiono farfalle, ratti, uomini, pidocchi, cammelli, leoni e colibrì, muoiono rose, ginepri, orzo, grano, muoiono cuccioli e muoiono adulti, muoiono femmine e muoiono maschi. Certo, bisogna pur morire. Sarà meglio morire di stenti e di fame in una landa desolata? Morire sbranati, oppure per una malattia fulminante o in un processo di lento e grave decadimento? Morire in un incidente o - mai sia! - di dolore perché il mio figlio mi è stato allontanato? Si … prima viene la vita …

Così l'animale parla al rabbino, parla all'uomo. Io sono felice se mi fai vivere secondo le regole; io sto bene se mi fai morire secondo le regole: assicurerai a me, ai miei figli, ai figli dei miei figli di vivere nei prati, brucare l’erba, far crescere i piccoli, regalarti il latte, godermi la vita. Io sto bene con te se mi assicuri morte sicura: sarò certa che il mio piccolo non sarà al mio cospetto quando tu mi ucciderai, sarò certa che mai cucinerai mio figlio nel mio latte, sarò certa che non farai mangiare le nostre madri ai nostri figli nè i figli alle madri facendoci impazzire, non mi farai diventare cannibale come mi costringono certi goym e gli scienziati. Formulerai la benedizione che mi ricorda che è così che deve essere fatto e mi accompagnerai e ti prenderai cura di me nel momento del passaggio. Mi garantirai di usare un coltello affilato, di controllare che la lama non abbia imperfezioni, di sopportare un colpo secco e deciso affinché io non soffra e mi addormenti in pochi istanti, mi distenderai per terra, mi guarderai negli occhi e mi tranquillizzerai. Mi ucciderai quando sarò stanca e invecchiata, e sentirai che le mie forze stanno andando via. Ucciderai solo alcuni di noi perché altri sceglieranno di morire di vecchiaia, altri ancora di malattia, altri in un incidente improvviso. Sto bene con te se mi fai morire secondo le mie regole, allora si, scelgo di vivere e di morire con te. Perché fra mille, questa mi sembra la via migliore. Ma se non farai questo io non desidero essere il tuo cibo.

La mucca vede che il rabbino getta via i suoi strumenti, si spinge nella foresta in preda all’angoscia e alla follia. Eppure lei sa di dare un filo di speranza, nel rigore delle regole e della procedura che appaiono ora come un processo naturale, come l’attività di una foresta - che può sembrare crudele - o come il sorgere e il tramontare del sole. Nelle regole il rabbino conosce come fare a vivere e a morire. La sua testa è invasa da pensieri che intrecciano prescrizioni e godimento, benedizioni e limitazioni, concessioni e obblighi, meraviglia e regola. Entrambi, il rabbino e la mucca, sanno che è meglio non ammazzare gli animali, ma, se è proprio necessario, le regole sono ciò che agli esseri viventi è stato prescritto, da sempre e fino alla fine dei tempi.

Lo scienziato, intanto, per ridurre i costi di quello che chiama “materia carne” e per allargare i profitti, ammassa, ingrassa, castra, tortura e strazia le bestie da macello. Egli inventa la tecnica dello stordimento e si assicura così nel mondo la fama di animalista; si organizza in lotta politica per discriminare la macellazione secondo le regole ebraiche ed islamiche che risulta finalmente essere pratica primitiva e crudele e unica vera fonte di sofferenza. E sogna di disporre di ogni specie e di ogni razza, animale e vegetale, lecita e non lecita, permessa e non permessa; è tempo, egli dichiara, che gli scienziati ancora una volta “si proclamino francamente razzisti”.

Il maltrattamento degli animali negli allevamenti intensivi nonché il divieto della macellazione secondo le regole ebraiche ed islamiche sono il segnale del guasto e del marcio; come Ariella ci ha scritto “Credo che la questione (della sofferenza degli animali negli allevamenti intensivi) sia oramai portante per l'ebraismo che, come diceva Rav Kook, invece di parlare balbetta. E non certo come Moshe rabbenu, alla cui inadeguatezza lessicale corrispondeva un progetto di perfezionamento e crescita umana … il tema qui trattato dimostra essere oramai davvero a rischio diluvio universale, per intenderci!”

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