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ANNULLIAMO LA VISITA DEL PAPA IN SINAGOGA!

Annulliamo il dialogo interreligioso !

Data: 2009-12-22
Autore: Gherush92

La prossima visita del papa in sinagoga è un insulto agli ebrei, ai rom, agli omosessuali, alle donne e a tutti coloro che sono stati massacrati nella shoah e nel corso dei secoli dal cristianesimo. La manomissione della memoria, l’elogio del silenzio e la minimizzazione del significato della shoah sono un’offesa e una violazione dei diritti umani di tutte le vittime.


Benedetto XVI ha progettato una vera campagna per l’appropriazione da parte del cristianesimo della memoria e della shoah e agisce scientemente e in tempo per prepararsi ad entrare, il prossimo mese, nella sinagoga di Roma da Papa Re e Papa trionfatore, osannato dai benpensanti e dagli opportunisti. Caposcuola di una nuova corrente conservatrice di negazionismo e revisionismo storico, il pontefice mira a ridurre la shoah ad un evento accidentale, che - per quanto grave - resti per sempre sganciato dal cristianesimo e, dunque, dall’antisemitismo storico e di sempre.

Il papa intende manipolare e trascinare chiunque in questa nuova linea di pensiero, perfino gli ebrei, così da schiacciarli e isolarli nella loro memoria.


Sabato 19 dicembre, quando tutto il mondo può ascoltare ma non gli ebrei, principali destinatari della notizia; a ridosso della celebrazione del Natale quando i cristiani sono distratti perché impegnati nella preparazione della festa; a meno di un mese dalla visita alla sinagoga di Roma quando inviti, preparativi e allestimenti sono oramai stabiliti; a poche ore dal furto della insegna di Auschwitz, che ha significato manomissione e violazione della memoria, ecco arrivare, come un fulmine a ciel sereno, le argomentazioni diffuse da Benedetto XVI all’atto della firma dello scandaloso decreto sulle virtù eroiche di Pio XII, il papa della shoah:


“Papa Pacelli ebbe a consolare sfollati e perseguitati, dovette asciugare lacrime di dolore e piangere le innumerevoli vittime della guerra”. Agì spesso in modo segreto e silenzioso proprio perché, alla luce delle concrete situazioni di quel complesso momento storico intuiva che solo in questo modo si poteva evitare il peggio e salvare il più gran numero possibile di ebrei”.


Una violenta provocazione congegnata a regola d’arte!


Non contento, con una manovra calcolata, di fronte alla attonita reazione ebraica, il 21 dicembre ha ricordato che “La visita a Yad Vashem (11 maggio 2009) ha significato un incontro sconvolgente con la crudeltà della colpa umana, con l’odio di un’ideologia accecata che, senza alcuna giustificazione, ha consegnato milioni di persone umane alla morte e che con ciò, in ultima analisi, ha voluto cacciare dal mondo anche Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e il Dio di Gesù Cristo”. Con una messa in scena degna del più stupefacente trasformismo, il cristianesimo con il suo “Dio di Gesù Cristo” - causa originaria e principale responsabile della shoah, apice di 20 secoli di persecuzione cristiana in Europa - diviene improvvisamente una vittima. E’ ancora il caso di ripetere che l’accecata ideologia che nel tempo ha provocato milioni di vittime innocenti è proprio il cristianesimo? E che non esiste antisemitismo che non affondi le sue radici nel cristianesimo?


Nello stesso discorso il pontefice auspica nella chiesa la creazione di un luogo dove atei e agnostici - anche se in mezzo ad oscurità di vario genere - possano pregare il Dio ignoto in modo da entrare in relazione con l’unico vero Dio cristiano. E così sottrae identità e memoria anche ad atei e agnostici, molti dei quali, eretici, infedeli, massoni e comunisti, persero la vita nelle persecuzioni dall’Inquisizione alla shoah.


Con il doppio gioco del perfetto trasformista, da una parte celebra il dialogo interreligioso, programma la visita alla sinagoga di Roma, si reca al museo della shoah di Gerusalemme, dall’altra reintroduce la preghiera "Oremus et pro Iudaeis" del venerdì santo, revoca la scomunica dell’antisemita Williamson, negazionista della shoah, dà il via libera al processo di beatificazione dell’odioso Pio XII. Nulla è lasciato al caso, anche la visita del 17 gennaio cade in un giorno che ricorda un’altra persecuzione cristiana degli ebrei del ghetto di Roma.


A proposito di papa Pacelli, il papato istituisce una Commissione di studio di rappresentanti del mondo ebraico e del Vaticano per approfondire il caso, ma poi decide, in modo unilaterale, dettando condizioni ed esiti: i documenti di archivio restano chiusi e le richieste degli Ebrei inascoltate. Evitando e rimuovendo le richieste della Commissione, con il decreto unilaterale firmato dallo stesso Ratzinger, oggi Pio XII è un eroe, un modello per le nuove generazioni, un “venerabile” pronto per la beatificazione.


Con un’operazione divide et impera semina zizzania fra gli stessi ebrei. Padre Peter Gumpel – il relatore della causa di beatificazione di Pio XII – ha dichiarato “Prima di tutto vorrei dire che non tutto il mondo giudaico è contro la beatificazione, ma solo una parte di esso. Penso ad esempio agli ebrei americani, che in maggioranza sono grati per quanto Pio XII si prodigò per salvare il maggior numero di vite umane.”


La realtà è che in America i sopravvissuti alla shoah e i loro discendenti hanno deciso di coalizzarsi e formare un gruppo di pressione su papa Benedetto XVI perché fermi il processo di beatificazione di Pio XII. Se diventasse santo sarebbe una tragedia per le relazioni ebraico-cristiane. La realtà è che Pio XII è uno dei principali responsabili della shoah. Solo con un’operazione mistificatoria è possibile celebrare le virtù eroiche di Pio XII. Il silenzio e il segreto sulla shoah non sono certo un atto di eroismo, ma significano omertà, complicità, connivenza.


Padrone e re dell’occidente cristiano, Pio XII fu un esempio per tutti coloro che chiusero gli occhi dinanzi alla deportazione di ebrei, rom, omosessuali, prigionieri politici e dissidenti. Sapeva degli stermini in atto, avrebbe potuto assumersi delle responsabilità, mobilitare cristiani per fermare il massacro, rischiare almeno la sua pelle, fosse stato un vero eroe. Ma forse era solo uno di quei cristiani miserabili e senza umanità, come ha scritto di lui Pasolini con mirabile sintesi:


“Lo sapevi, peccare non significa fare il male:
non fare il bene, questo significa peccare .
Quanto bene tu potevi fare! E non l’ hai fatto:
non c’è stato un peccatore più grande di te.”


Il decreto su Pio XII non è una questione interna alla chiesa, come vorrebbero farci credere. E’ come dire che il problema della pedofilia è un problema interno della chiesa che non riguarda i bambini aggrediti e profanati, che l’antisemitismo non riguarda gli ebrei, che l’accusa di deicidio non interessa le vittime di quella calunnia scellerata, o ancora, che i crimini dei carnefici non riguardano le vittime. E’ ovvio, poi, che se si fa parte di una commissione che deve giudicare i fatti e l’operato di Pio XII, la questione non è interna.


Perfino nella diplomazia ufficiale la formula “questione interna” è usata raramente, magari nell’imminenza di una visita di stato e se proprio non se ne può fare a meno.

Ma la visita del papa in sinagoga non è una visita di stato! Non doveva essere, piuttosto, il suggello della ripresa di quel dialogo religioso ebraico-cristiano, impossibile, da molti implorato senza benefici?


C’è da chiedersi perché insistere a partecipare a tavoli di studio e dialoghi con un partner così inaffidabile. Il dialogo interreligioso dà l’avvio alla beatificazione del papa della shoah, con l’umiliazione delle vittime e senza il supplemento di indagine storica, richiesta e concordata ma resa superflua dal nuovo decreto.


“Quando gli storici avranno modo di analizzare con serenità le carte che sono chiuse negli archivi, capiranno meglio la grandezza di questo Papa. La Santa Sede ha fatto tutto quello che poteva fare” con queste paternalistiche e arroganti parole del Cardinale Cottier, teologo della Casa Pontificia e collaboratore di Ratzinger, si intenderebbe chiudere per sempre la bocca agli ebrei e costringerli ad ingoiare l’amaro boccone.


Da più di mezzo secolo qualcuno parla del “presunto silenzio” di papa Pacelli, ma il silenzio è l’unica vera verità e il giudizio degli ebrei rimane negativo e inalterato: agli ebrei non servono archivi, né documenti, che, se rimangono segreti, evidentemente non esistono, a meno che non si voglia preparare un’ulteriore falsificazione.


L’unica verità incontestabile sono le vittime innocenti, gli uccisi solo perché erano quel che erano. Il loro assassinio reiterato resta l’unico inconfutabile giudizio sui loro carnefici che, seppure mascherati, non possono sfuggire alle proprie responsabilità.


Questa beatificazione non è una questione interna alla chiesa. Chi sostiene tale posizione non è un diplomatico né un ministro e, pertanto, dovrebbe valutare l’azione del papa per quello che è: un’ennesima tentativo dei cristiani di mettere alla prova le proprie vittime e gli ebrei, aggredirli,opprimerli, umiliarli fino all’assimilazione.


Pio XII compì delle azioni immorali e ciascuno ha diritto e dovere di esprimere la propria pubblica opinione, mentre considerare queste azioni come eroiche è una ripugnante apologia, è una colpa, è una violazione dei diritti umani degli ebrei e di tutte le vittime della shaoh.

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