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LA TRISTE FARSA DELLA VISITA DEL PAPA IN SINAGOGA

Data: 2009-12-09
Autore: Gherush92

I preparativi della visita del papa in sinagoga, così come riferito in un empio articolo apparso su Radio Vaticana, continuano a seminare sconcerto, dolore e rabbia. L’organo del Vaticano vuole inventarsi una nuova storia e cioè che nel settecento gli Ebrei del ghetto partecipano gioiosamente e di spontanea volontà ai festeggiamenti per l’elezione del nuovo papa. L’editoriale sostiene, infatti, che, per aggiungere un’ulteriore suggestione alla prossima visita del papa in sinagoga, saranno per lui esposti per la prima volta nel museo ebraico dei preziosi pannelli risalenti al XVIII secolo, preparati dagli ebrei per festeggiare l’elezione del pontefice e abbellire l’area della città dal Colosseo all’arco di Tito.

Tale bucolico ed amorevole quadretto - gli Ebrei imprigionati da oltre duecento anni nel ghetto di Roma che partecipano con gioia all’elezione del pontefice e addobbano con gaudio le strade e le piazze della città fino all’arco di Tito che rappresenta la presa di Gerusalemme e la distruzione del Beit HaMikdash - è una evidente falsità che manifesta un chiaro disegno revisionista e negazionista.

Può darsi che gli ebrei s’ impegnassero a fondo confezionando e mostrando arazzi, vessilli e pannelli abbelliti di preziose miniature destinati al papa, questo è possibile; ma davvero esprimono sincera amicizia e partecipazione? Ci immaginiamo sul serio gli Ebrei, rinchiusi nel ghetto, derubati dei loro libri sacri e privati delle sinagoghe, limitati nell’esercizio delle professioni e del commercio, addobbati con il segno distintivo giallo, costretti alle prediche forzate, assassinati, puniti e torturati dal Tribunale dell’Inquisizione, lieti e felici nel festeggiare il nuovo papa persecutore ed oppressore? Non è questa, piuttosto, la prova sconcertante di un tentativo di frenare la feroce repressione cristiana? Uno sforzo di sopravvivenza? Un segnale di paura, assoggettamento, prigionia e schiavitù plurisecolari? Quando lo sgomento intride la memoria fino al presente e inquina il futuro, quando è precluso l’esercizio dei fondamentali diritti di espressione, libero spostamento e lavoro, quando è minacciata l’esistenza quotidiana, ogni gesto è la risposta ad un ordine o a una punizione, oppure è solo un tentativo disperato di allontanare una minaccia imminente e di indurre alla ragione chi ha il potere di vita o di morte e lo adopera ogni giorno contro di te.

La verità è che gli Ebrei non hanno un bel niente da festeggiare, né ieri né oggi. Nel corso del settecento i papi rinnovano l’infame corpus legislativo, foriero di tragedie fino alla Shoah, che impone il ghetto ed altre orribili punizioni già da oltre duecento anni. Clemente XII (1730-1740) sostenitore della tortura, ripristina la "mazzolatura", rottura delle ossa a colpi di bastone, e prepara un minuzioso codice antiebraico, rinnovato da Benedetto XIV e poi da Pio VI. Ebrei condannati a morte, obbligati a subire il “confortorio”, cioè la pressione senza sosta alla conversione ad opera di temibili organizzazioni dell’Inquisizione come gli ordini mendicanti (domenicani, francescani) o la confraternita di San Giovanni Decollato, veri e propri aguzzini. Benedetto XIV (1740–1758) teorizza il favor fidei con il quale si dichiara prevalente su ogni altra autorità il criterio del vantaggio per il cristianesimo; è la base per una campagna di conversioni forzate e di rapimenti di bambini ebrei e per gli ordini, da parte dell’Inquisizione, di spezzare le lapidi dei cimiteri ebraici. Pio VI (1775-1799) promulga il terrificante “Editto sopra gli Ebrei” nel 1775, reiterato con aggravanti nel 1793 per calmare i cristiani che volevano distruggere il ghetto e gli ebrei.

Chiediamo che gli storici arazzi settecenteschi, simbolo della triste sottomissione degli ebrei al potere della chiesa, non siano ostentati urbi et orbi come la falsa metafora dello storico rapporto di amicizia che lega i cristiani agli ebrei o della presunta inclusione di questi nella società del tempo. Considerazione ed amicizia non sono mai esistite, né tanto meno dialogo paritario e rispetto dei diritti umani. Il cristianesimo, prendendo le mosse dal Vangelo, infatti, non ha mai rispettato i diritti umani, i diritti dei popoli, i diritti degli ebrei, dei popoli indigeni, dei Roma, degli Africani, dei bambini, delle donne, degli omosessuali, il diritto alla diversità. il cristianesimo non ha sottoscritto la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ed esprime da sempre oppressione, violenza e prevaricazione. Per questo noi consideriamo l'impegno della chiesa per l’evangelizzazione del mondo, essenziale non per la vita civile ma per la distruzione delle società, dei popoli e della diversità.


Chiediamo che, pubblicamente e in presenza della stampa, durante la visione dei preziosi addobbi, sia dettagliatamente descritta la condizione degli Ebrei romani all’epoca della manifattura degli arazzi e sia letto l’Editto sopra gli Ebrei qui riportato:
http://www.gherush92.com/documents/editto_sopra_gli_ebrei.htm





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